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Tre saggi, il bue e l'asino

di Vanni DERONDA


tratto da: Avvenire, 6.1.1999.



 

Su un sarcofago del IV secolo in Sicilia compare l'immagine del Presepe


Sono in tre, avanzano in processione, portano doni al Bambino e indossano il berretto frigio. Non c'è dubbio, sono loro: i Magi. La loro immagine - accompagnata a quella che potrebbe essere una delle primissime raffigurazioni della Sacra Famiglia nella grotta di Betlemme - appare per ben due volte sulle pareti del sarcofago di Adelfia, il capolavoro dell'arte paleocristiana in Sicilia che in questi giorni è al centro di «Et lux fuit», la bella mostra documentaria allestita nella Cappella Sveva dell'Arcivescovado di Siracusa [...]

Scoperto nel luglio del 1872 nelle catacombe di San Giovanni a Siracusa, il prezioso sarcofago in marmo del IV secolo conservava i corpi del «comites» Valerio e della moglie Adelfia. Si tratta del più importante reperto di archeologia cristiana in terra siciliana: una vera e propria cattedrale in miniatura, sulle cui pareti sono raffigurati gli episodi salienti della Storia della salvezza. La stessa Adelfia - oltre ad apparire nel ritratto centrale in compagnia dello sposo - viene ritratta nell'atto di attingere alle fonti della salvezza e mentre si presenta davanti al trono di Cristo, che in questa immagine assume anche il significato simbolico della Sapienza del Padre.
Scorrono le sequenze del sacrificio di Isacco e della moltiplicazione dei pani e dei pesci, dell'ingresso di Gesù a Gerusalemme e della consegna delle Tavole a Mosè, del miracolo delle nozze di Cana e del canto dei giovani nella fornace, in una continua, fitta tramatura fra episodi dell'Antico e del Nuovo Testamento. Una «lectio» per immagini che già anticipa, per molti aspetti, l'interpretazione figurale (il Nuovo Testamento come inveramento dell'Antico, che già ne annuncia le verità) che verrà poi sviluppata nel corso del Medioevo.

"La scena dell'adorazione dei Magi ricorre due volte - osserva il professor Claudio Calvano, che ha partecipato all'allestimento della mostra traducendo, tra l'altro, alcuni testi di Prudenzio e Giovenco, poeti cristiani latini contemporanei alla costruzione del sarcofago -. Sul coperchio vediamo una scena in cui i tre saggi venuti dall'Oriente, caratterizzati dal cappello frigio, adorano un bambino avvolto in fasce e deposto su una mangiatoia. Uno di loro tende un braccio per indicare una stella con sette raggi, mentre reca un piatto con la corona d'oro. Gli altri due portano i grani d'incenso e le fiale della mirra. Ritroviamo la scena sotto il clipeo, con figure di proporzioni ridotte per mancanza di spazio. La Madonna appare adesso seduta su una cattedra e tiene in braccio il Bambino, che si protende nell'atto di ricevere la corona d'oro gemmata offerta dal primo dei tre Magi".

In entrambi i casi a fianco della Vergine appare una figura maschile che potrebbe rappresentare san Giuseppe oppure uno dei pastori giunti per l'adorazione. La stessa incertezza riguarda, del resto, le scene analoghe che incontriamo, per esempio, nel cosiddetto «sarcofago della Natività» conservato presso il museo di Arles (un manufatto di datazione incerta, ma comunque coevo rispetto all'opera in mostra a Siracusa) e nella lastra del loculo di Severa, una lapide del 330 circa che fa parte della dotazione dei Musei vaticani. Se in quest'ultimo caso i personaggi sono disposti in modo quasi identico a quello del sarcofago di Adelfia, il monumento di Arles dispone la scena su due piani, relegando i Magi in basso rispetto alla vignetta della Natività, nella quale compaiono altri due «personaggi» destinati ad avere grande fortuna nei successivi presepi: il bue e l'asino.

Spiega Calvano: "La presenza di questi animali richiama la profezia di Abacuc: «Il Signore sarà riconosciuto in mezzo a due animali». Anche Isaia mette in bocca al Signore il seguente lamento: «Il bue conosce il suo proprietario e l'asino il presepio del suo padrone, ma Israele non mi conosce e il mio popolo non mi intende». I Padri della Chiesa fanno riferimento in genere al secondo profeta. Il bue e l'asino non sono soltanto un indice della modestia del Creatore che si fa uomo, ma racchiude anche un'allusione al simbolismo teologico animale".


 

 

 

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