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Cristianesimo e storicità: Resurrezione di Gesù

Sindone e sudario al loro posto


tratto da: 30 Giorni, anno XVIII, luglio/agosto 2000, p. 64-65.

esegesi Gv. 20, 5-7



«La tomba non era completamente vuota. C'erano i testimoni, i soli testimoni della resurrezione di Gesù. C'erano i panni. Pur essendo muti, potevano ben comunicare qualche cosa, visto che, dopo averli visti, Giovanni ha creduto».

Inizia così lo studio di Charles de Cidrac, professore emerito all'Institut catholique di Parigi. Nove paginette battute al computer, con correzioni a mano, non pubblicate da nessuna rivista ‘scientifica'. Eppure contengono spunti interessanti, gli stessi ripresi da padre Galot nel suo intervento su ‘La Civiltà Cattolica'. Secondo de Cidrac circolano, riguardo alla scena del sepolcro vuoto, molte traduzioni maldestre, che generano malintesi ed errori «contrari ai costumi giudei e anche al buon senso». Per chiarire quanto veramente intendeva descrivere l'autore, il professore francese sottopone il testo a una serrata analisi grammaticale, tenendo conto anche degli usi funerari vigenti in ambiente ebraico a quei tempi.

La prima confusione, in molte traduzioni, riguarda i termini con cui si indicano i panni adoperati per l'inumazione. L'originale greco parla ỏθόνια e di σουδάριον: termini tradotti spesso in maniera generica confondendoli tra loro (bende, fasce panni, ecc). In realtà, con la parola ỏθόνια si indicavano tutti i teli impregnati di mirra e di aloe usati nella sepoltura: sia ἥ σινδών (il lenzuolo più ampio, lungo 4 metri e largo 90 centimetri, che veniva disteso sotto e sopra il corpo del defunto per tutta la sua lunghezza, riaccostando i due lembi estremi sotto i piedi), sia le bende con cui si legavano le mani e si cingeva il lenzuolo, per tenerlo aderente. C'era poi il sudario, το σουδάριον, un ampio fazzoletto quadrato piegato sulla sua linea diagonale, a farne un triangolo, e poi arrotolato su se stesso. Formava così una fascia con un certo spessore, che veniva fatta passare sotto il mento del defunto e annodata sulla testa, in modo che la bocca non si aprisse per il rilassamento dei nervi.

Le altre imprecisioni di tipo grammaticale generano, a detta di de Cidrac, malintesi sulla posizione in cui i due apostoli rinvennero tutti questi panni. In particolare: nell'originale greco è scritto che Pietro, entrando nel sepolcro, vide τὰ ỏθόνια κείμενα che molte versioni traducono come «i teli posti a terra». Ora, il participio κείμενα indica in realtà la posizione distesa, orizzontale dei teli, senza significare che essi fossero gettati a terra, sul pavimento del sepolcro. Il verbo difettivo κεἶμεναι vuol dire essere giacente, essere in orizzontale. L'espressione significa che i teli funerari erano giacenti al loro posto, afflosciati su se stessi, dopo che non fasciavano più il corpo di Gesù. Probabilmente erano rimasti giacenti nella nicchia scavata nella parete propria dell'architettura funeraria ebraica di tipo signorile, in cui era stato deposto il corpo di Gesù; le ultime espressioni del brano in questione girano intorno alla posizione del sudario. L'originale dice che il sudario era οử μετά τῶν ỏθονίων κείμενον, espressione che viene di solito tradotta (ad esempio, dal Nuovo Testamento pubblicato dalla Conferenza episcopale italiana): «non là con i teli». Si introduce così l'idea che il sudario abbia cambiato posizione rispetto al punto in cui si trovava quando il corpo di Gesù era stato sepolto. Anche le espressioni seguenti (ἀλλὰ χωρὶς ἐντετλιγμένον εἰς ἔνα τόπον) vengono interpretate in modo da confermare la diversa dislocazione del sudario rispetto agli altri panni. Sempre la versione Cei traduce queste espressioni annotando che il sudario non era con gli altri teli «ma in disparte, ripiegato in un luogo». De Cidrac contesta diversi punti di questa traduzione corrente. Secondo lui la negazione ου̉ va riferita non all'espressione locale μετά τῶν ỏθονίων κείμενον (tra i teli) ma al participio κείμενον (disteso, giacente), anche esso dal verbo κείμεναι.

Si vuole così indicare che il sudario non era disteso, non era giacente come il resto dei teli. Μετά τῶν ỏθονίων, non più connesso alla negazione ου̉, va tradotto «in mezzo ai teli», e indica la dislocazione del sudario, che era proprio rimasto sotto la sindone, distintamente arrotolato (così de Cidrac traduce l'avverbio χωρὶς e il participio passato passivo ε̉ντετλιγμένον, dal verbo ε̉ντετλίσσω) nel suo primo posto (ει̉ς ἔνα τόπον). Tutto questo per dire che il sudario non si era spostato dal suo posto iniziale, e adesso, essendo rimasto arrotolato, se ne distingueva lo spessore in rilievo in mezzo agli altri teli giacenti, sotto la parte superiore della sindone.

A conti fatti, la traduzione del passo che de Cidrac offre come contributo originale alla ricerca esegetica è la seguente: «[Simon Pietro] entrò nel sepolcro e vide i teli giacenti, e il sudario, che era stato legato sulla testa. Questo era posto in mezzo ai teli, senza essere disteso, ma distintamente arrotolato su se stesso, al suo posto iniziale».

 
 

 


 

 

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