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IL SIGNIFICATO COSMICO DELLA PASQUA

 

Tratto dal CAPITOLO XX

Del libro, "Spigolature di un Mistico", di Max Heindel

PARTE PRIMA

 


Il mattino del Venerdì Santo del 1857 Richard Wagner, il maestro-artista, era seduto nella veranda della sua villa, nei pressi del lago di Zurigo. Il paesaggio circostante era inondato da un sole splendente. La pace e la buona volontà sembravano vibrare; in natura tutto il creato pulsava di vita; l'aria era satura del profumo delle foreste di pini in germoglio - un benefico balsamo per un cuore conturbato e uno spirito irrequieto.

Tutto ad un tratto, come un dardo proveniente dal cielo azzurro, il ricordo sinistro di quel giorno, il giorno più oscuro e triste dell'intero anno cristiano, affiorò nell'animo profondamente mistico di Wagner. Egli si sentì invaso da tristezza nel contemplare il contrasto esistente. Vi era un certo stridore fra la scena sorridente che si svolgeva davanti ai suoi occhi, l'attività così visibile della natura tendente a rinnovare la vita, dopo il lungo sonno dell'inverno, e la lotta mortale del Salvatore torturato sulla croce; tra l'inno ridondante d'amore e di vita, cantato a pieni polmoni dagli innumerevoli uccelli delle foreste, delle lande e dei prati, e il vociare minaccioso del popolino furente, che derideva e canzonava l'ideale più nobile che sia mai esistito sulla terra; tra la meravigliosa energia creatrice manifestata dalla natura in primavera e l'elemento distruttore dell'uomo, che uccise l'essere più nobile che abbia mai onorato la terra.

Meditando sulle incongruenze dell'esistenza, egli si pose questa domanda: "Vi è qualche rapporto tra la morte del Salvatore sulla croce a Pasqua e l'energia vitale che si manifesta con tanta intensità in primavera, quando la natura comincia a rivivere un nuovo anno?" E benché Wagner non abbia completamente percepito e portato a piena coscienza l'intero significato del rapporto esistente fra la morte del Salvatore e il rinnovarsi della natura, egli aveva nondimeno intravisto, a sua insaputa, la chiave del mistero più sublime che lo spirito umano possa incontrare, nel corso del suo pellegrinaggio dalla terra sino a Dio. Nella notte più oscura dell' anno, quando la terra sonnecchia profondamente nella stretta glaciale di Borea, quando le attività materiali sono nella loro fase discendente più profonda, un'ondata di energia spirituale porta, sulla sua cresta, il divino e creatore "Verbo Celeste" per offrirlo in una nascita mistica il giorno di Natale; simile a una nube luminosa, l'impulso spirituale avviluppa il mondo ignaro, risplendendo nelle tenebre dell'inverno, quando la natura è muta e inerte.

Questo divino "Verbo" creatore ha un messaggio e una missione da compiere. E nato per "salvare il mondo" e per "dare la sua vita al mondo". Deve necessariamente sacrificare la sua vita per poter rinnovare la natura.

Gradatamente si immerge nella terra e comincia a infondere nelle miriadi di semi che sonnecchiano nel suo seno la propria energia vitale. Egli sussurra il "verbo di vita" alle orecchie degli animali e degli uccelli, affinché il Vangelo o la Buona Novella giunga a ogni creatura. Il sacrificio è realizzato per intero quando il Sole incrocia il nodo orientale all'equinozio di primavera. Allora il divino Verbo Creatore spira; muore sulla croce a Pasqua, dal punto di vista mistico, mentre emette il grido trionfante "tutto è compiuto" (consummatum est).

Come l'eco ci rinvia il suono più e più volte, così il canto celeste di vita rinvia la sua eco sulla terra. L'intero creato, a sua volta, canta all'unisono. Un coro di lodi si ode e si rinnova senza fine. I piccoli semi sepolti nel seno di nostra madre terra cominciano a germogliare; rompono il guscio e si spingono in ogni direzione e subito un variopinto mosaico di vita, un tappeto verde vellutato, ricamato di fiori multicolori, sostituisce il bianco immacolato lenzuolo invernale. Quanto agli uccelli e agli animali, il "Verbo" invia la propria eco come un canto d'amore, spingendoli a unirsi. Ovunque la parola d'ordine è generazione e moltiplicazione. Lo spirito si eleva a una maggiore vitalità.

Possiamo definire, perciò, in senso mistico, la nascita annuale, la morte e la resurrezione del Salvatore, come il flusso e il riflusso di un impulso spirituale che culmina al solstizio d'inverno, a Natale, e che fuoriesce dalla terra un poco dopo Pasqua, quando il Verbo ascende ai Cieli, all'Ascensione. Ivi non resterà eternamente; ci si insegna che "da lì tornerà" per il giudizio. Così, quando il Sole discende più in basso dell'equatore, nel segno della Bilancia, in ottobre, quando i prodotti dell'anno sono stati raccolti, pesati, suddivisi secondo la propria specie, inizia la discesa dello spirito nel nuovo anno.

Tale discesa culmina con la nascita a Natale. L'uomo rappresenta, in piccolo, la natura. Ciò che si verifica su larga scala nella vita del pianeta Terra, si riproduce in misura minore nel corso della vita umana. Il pianeta è il corpo di un essere meravigliosamente grande ed elevato, uno dei Sette Spiriti dinanzi al Trono (del Sole paterno). L'uomo è anch'esso uno spirito fatto "a loro somiglianza". Come un pianeta gravita nel suo sentiero ciclico attorno al Sole da cui proviene, così lo spirito umano gravita attorno alla sua sorgente centrale - Dio. Le orbite planetarie, essendo delle ellissi, hanno punti più vicini e altri più distanti dal centro solare. Altrettanto avviene per l'orbita dello spirito umano, anch'essa ellittica. Siamo più vicini a Dio quando il nostro viaggio ciclico ci porta nella sfera d'attività celeste, e ne siamo più distanti nel corso della vita terrestre. Questi mutamenti sono necessari per il nostro sviluppo animico. E come le feste dell'anno segnano il ritorno di eventi importanti che si rinnovano periodicamente, così allo spirito umano risulta impossibile rimanere costantemente nei Cieli o sulla Terra, come è altrettanto impossibile a un pianeta rimanere immobile nella sua orbita. La stessa immutabile legge della periodicità, che determina il succedersi ininterrotto delle stagioni, l'alternarsi del giorno e della notte, il flusso e riflusso delle maree, regge ugualmente la progressione dello spirito umano, sulla Terra come in Cielo.

Dai regni di Luce celeste in cui viviamo in libertà, senza limitazioni di tempo e di spazio, in cui vibriamo in sintonia con l'infinita armonia delle sfere, noi discendiamo, per incarnarci nel mondo fisico, dove la Luce spirituale è ottenebrata dal velo mortale che ci lega a questa fase limitata della nostra esistenza. Viviamo qui per un certo tempo, moriamo e risaliamo al cielo per rinascere e morire nuovamente. Ogni vita terrestre costituisce un capitolo degli annali della storia della vita, assai umile all'inizio, ma via via più interessante e importante, a misura che ci eleviamo a gradi di maggiore responsabilità umana. Nessun limite è concepibile, perché siamo di essenza divina e abbiamo, di conseguenza, le infinite possibilità del Dio che dorme in noi. Quando avremo appreso tutto ciò che questo mondo deve insegnarci, una sfera d'attività maggiore, un'orbita più estesa di utilità sovrumana daranno un nuovo impulso alle nostre ampliate capacità.

Costruisciti più maestose dimore, o anima mia!

Mentre trapassano, le brevi stagioni,

abbandona il tuo passato angusto!

Lascia che ogni nuovo tempio, più nobile dell'ultimo,

ti abbracci dal cielo con una volta più vasta

finché tu sia finalmente libera

d'abbandonare la tua conchiglia, ormai troppo piccola,

lungo le sponde della vita!

Così si esprime Oliver Wendell Holmes paragonando la progressione a spirale nella crescita della conchiglia, che racchiude il nautilo, all'espansione di coscienza che è il risultato della crescita animica nell'essere umano in sviluppo.

Ma che cosa diventa allora il Cristo? Si chiederanno certuni.

"Non avete fede in lui? Voi ci descrivete la Pasqua, la festa che commemora la morte atroce e la resurrezione gloriosa del Salvatore, ma ci sembra alludiate a Lui più dal punto di vista allegorico che non come un fatto realmente accaduto".

È ovvio che noi abbiamo fede in Cristo: Lo amiamo dal profondo del nostro cuore e con tutto l'ardore della nostra anima, ma è nostro desiderio far rilevare l'insegnamento, secondo cui il Cristo è il primo frutto della razza. Egli ci disse che possiamo fare le stesse opere da Lui compiute "ed anche di maggiori". Siamo perciò Cristi in divenire.

Anche se il Cristo mille volte in Betlemme fosse nato

E non entro di te, l'anima tua sarà desolata.

Alla croce sul Golgota invano guardi

Se entro di te non sia di nuovo innalzata.

Così esclama Angelo Silesio, con vera comprensione mistica di ciò che è essenziale raggiungere.

Noi siamo troppo abituati a prendere in considerazione un Salvatore esteriore, mentre nel nostro seno nutriamo un demone interiore; così, fino a che Cristo non si sarà formato in noi, come dice S. Paolo, cercheremo invano, perché è per noi impossibile percepire luce e colori, anche se essi ci circondano, se non possediamo un nervo ottico che registri quelle vibrazioni, né possiamo sentire suoni se il nostro timpano è insensibile, e similmente resteremo insensibili alla presenza del Cristo e sordi al suo richiamo, sino a che i nostri veicoli spirituali non si saranno destati dal loro sonno interiore. Non appena questi si saranno ridestati, ci riveleranno il Signore d'Amore quale realtà principale; e ciò in armonia con il principio secondo cui quando si percuotono diapason di diversa tonalità, questi rimangono inerti, mentre se il tasso vibratorio è identico, allora i diapason riprodurranno il medesimo suono. Questa è la ragione per cui Cristo disse che le Sue pecorelle riconoscono il suono della Sua voce e vi rispondono, mentre non sentono quella dell'estraneo (S. Giovanni X: 5). Poco importa qual è il nostro credo, noi siamo tutti fratelli in Cristo, perciò rallegriamoci perché il Signore è risorto. Cerchiamolo e dimentichiamo le nostre credenze e tutte le altre trascurabili divergenze.

CAPITOLO XXI

IL SIGNIFICATO COSMICO DELLA PASQUA

PARTE SECONDA

Ecco che, ancora una volta, volge al termine l'ultimo atto del dramma mistico che abbraccia la discesa del raggio solare cristico in questa terra materiale. Esso ha raggiunto il suo apice alla nascita mistica celebrata a Natale. La morte mistica e la liberazione vengono commemorate qualche tempo dopo l'equinozio primaverile, quando il Sole del nuovo anno inizia la sua ascesa verso le sfere superiori dei cieli nordici, dopo aver trasfuso la propria vita per salvare l'umanità e dato un nuovo impulso a ogni cosa sulla terra. In tale momento dell'anno una vitalità nuova, un aumento di energia, si riversano con forza irresistibile nelle vene e nelle arterie di ogni essere vivente, ispirandolo, inculcandogli nuove speranze, rinnovate ambizioni, una mentalità diversa, spingendolo a nuove attività, attraverso le quali imparare ulteriori lezioni alla scuola dell'esperienza. Nonostante ciò avvenga in modo cosciente o inconscio nel beneficiario, questa sovrabbondanza di energia infonde vigore in ogni essere vivente. La pianta vi risponde, dal canto suo, con più intensa circolazione di linfa, che produce l'aumento delle dimensioni delle foglie, dei fiori e dei frutti, attraverso i quali il regno vegetale si esprime e si sviluppa verso uno stato di coscienza più elevato.

Per quanto siano meravigliose queste manifestazioni esteriori fisiche e ammirevoli le trasformazioni che fanno di questa terra desolata un bellissimo giardino fiorito, tutto ciò è insignificante di fronte alle attività spirituali che parallelamente si verificano. I punti salienti del dramma cosmico sono analoghi agli intervalli di tempo dovuti al passaggio del Sole nei quattro segni cardinali: Ariete, Cancro, Bilancia, Capricorno, in quanto gli eventi più significativi si verificano agli equinozi e ai solstizi.

È esatto il detto secondo cui "noi viviamo, ci muoviamo e siamo in Dio". Ci sarebbe impossibile vivere fuori di Lui, ci muoviamo e agiamo attraverso la Sua energia. La Sua potenza sorregge la terra che è la nostra dimora; senza i Suoi sforzi continui e costanti, l'universo si disintegrerebbe. Ci viene insegnato che siamo fatti a somiglianza di Dio, e ci si fa comprendere che - secondo la legge di analogia - possediamo in noi certi poteri latenti che sono simili a quelli che possiamo vedere così eloquentemente espressi nell'universo, opera di Dio.

Questo ci interessa particolarmente riguardo al dramma cosmico annuale, che abbraccia la morte e la resurrezione del Sole. La vita dell'uomo-Dio, Gesù Cristo, essendo stata modellata in conformità alla storia solare, ci fa presagire quello che, in modo analogo, può accadere all'uomo-Dio, come enunciato da Gesù Cristo, quando disse: "Le opere che io faccio voi pure le farete, ed anche di maggiori", "Là dove io adesso vado, voi non potete venire, ma mi seguirete più tardi."

La natura è l'espressione simbolica di Dio. Essa non produce nulla invano, né gratuitamente, ma vi è sempre uno scopo da raggiungere dietro ogni cosa e ogni azione.

Questa è la ragione per cui dobbiamo vagliare ed esaminare con cura i segni celesti, in quanto racchiudono un profondo, importante significato relativo alla nostra vita.

Un'intelligente comprensione delle intenzioni divine ci consente di cooperare molto più efficacemente con Dio nei Suoi meravigliosi sforzi per emancipare la nostra razza dalla servitù alle leggi di natura, e per la nostra completa liberazione dallo stato attuale. Poiché siamo figli di Dio, dovremo essere incoronati di gloria, di onore e di immortalità, liberati dai poteri del peccato, della malattia e delle sofferenze che attualmente abbreviano le nostre vite, in conseguenza della nostra ignoranza e della nostra non-coerenza alle leggi di Dio. Lo scopo divino è di conseguire tale emancipazione; ciò si realizza sia attraverso il lento e penoso processo evolutivo, sia attraverso il sentiero molto più rapido dell'Iniziazione; la scelta dipende dalla nostra volontà di cooperazione. La maggioranza degli uomini vive la propria vita in una condizione analoga al sordo o al cieco. Ci si preoccupa solo degli affari materiali, comprando e vendendo, lavorando e divertendosi, senza possedere una comprensione sufficiente o una qualche visione dello scopo dell'esistenza, ed anche se ciò venisse spiegato, si può a mala pena sperare che vi ci si conformerebbe, a causa dei sacrifici richiesti.

Non è certo strano che Cristo si sia rivolto in particolare ai poveri e che abbia messo in risalto le difficoltà che il ricco incontra nell'entrare nel Regno dei Cieli, poiché ancora oggi, nonostante siano trascorsi duemila anni dalla sua venuta e l'evoluzione abbia continuato il suo progresso, si nota che la maggior parte della gente apprezza più la propria abitazione, i bei cappelli, i vestiti, i piaceri mondani, i balli, i pranzi, che non i tesori del Cielo, che si accumulano con il servizio e il sacrificio di se stessi. Malgrado la comprensione intellettuale della bellezza della vita spirituale, questa perde ogni attrattiva, quando si considerano i sacrifici necessari per viverla. Come nel caso del giovane ricco, la gente seguirebbe volentieri Cristo, se ciò non richiedesse tanti sacrifici. Le persone preferiscono allontanarsi quando si rendono conto che il sacrificio è una delle condizioni richieste per il discepolato, cosicché per esse Pasqua è solo un periodo di gioia che segna la fine dell'inverno e l'inizio dell'estate, con tutte le sue attrattive sportive e di distrazione.

Per coloro che hanno invece definitivamente scelto il sentiero dell'autosacrificio che conduce alla liberazione, Pasqua rappresenta il segno annuale offerto per far risaltare la base cosmica delle loro speranze e delle loro aspirazioni, come afferma S. Paolo nell'ammirevole quindicesimo capitolo della prima lettera ai Corinzi: "Se Cristo non è risuscitato, vana dunque è la nostra predicazione, e vana è la nostra fede. E noi saremmo anche falsi testimoni di Dio, poiché abbiamo testimoniato, che Dio ha risuscitato il Cristo che Egli non ha risuscitato, se è vero che i morti non risuscitano. Difatti se i morti non risuscitano, vana è la vostra fede; voi siete ancora nei vostri peccati." "Se abbiamo sperato in Cristo per questa vita soltanto, noi siamo i più miserabili di tutti gli uomini." "Se soltanto per fini umani ho lottato contro le fiere a Efeso, che utile ne ho io? Se i morti non risuscitano." "Ma ora Cristo è risuscitato dai morti, primizia di quelli che dormono."

All'equinozio di primavera, quando il Sole di Pasqua si muove verso i cieli nordici, dopo aver dato la sua vita alla Terra, abbiamo il simbolo cosmico della veracità della resurrezione. Considerato come un fatto comico, in relazione alla legge di analogia che collega il macrocosmo al microcosmo, diventa il pegno che un giorno raggiungeremo tutti la coscienza cosmica e ci renderemo conto da soli, con la nostra esperienza, che la morte non esiste, e che ciò che sembra tale, altro non è che un passaggio in una sfera più eterea.

Il Sole di Pasqua è il simbolo annuale che incita le anime a perfezionarsi e a tessere il dorato manto nuziale, indispensabile per fare di noi i Figli di Dio, nel senso più elevato e santo. È letteralmente vero che se non camminiamo nella Luce, come Dio è nella Luce, non siamo in comunione con Lui, mentre compiendo sacrifici e assolvendo i servizi che ci vengono richiesti per aiutare l'emancipazione della nostra razza, noi costruiamo il corpo anima con una luce radiante, che è la sostanza speciale che Dio emana da se stesso tramite lo Spirito Solare, il Cristo Cosmico. Quando questa sostanza che ci circonda avrà raggiunto la densità richiesta, potremo allora imitare il Sole di Pasqua e ascendere a sfere superiori.

Avendo fissato fermamente nel nostro spirito questo ideale, la Pasqua diventa la stagione in cui è necessario passare in rassegna l'annata trascorsa e prendere nuove risoluzioni per la stagione successiva, per incrementare il nostro sviluppo animico. È una stagione in cui il simbolo dell'ascensione del Sole dovrebbe portarci a realizzare chiaramente che non siamo altro che pellegrini e stranieri su questa terra, poiché siamo spiriti la cui vera casa è il cielo, e che dobbiamo sforzarci d'apprendere le lezioni di questa scuola della vita il più rapidamente possibile mediante un servizio efficace.

Il giorno di Pasqua indica la resurrezione e la liberazione dello Spirito di Cristo dalle regioni inferiori, e tale liberazione dovrebbe ricordarci che occorre aspirare continuamente all'alba del giorno che libererà permanentemente, dai legami della materia, dal corpo del peccato e dalla morte, noi e tutti i nostri fratelli in schiavitù, perché nessun aspirante sincero potrebbe mai concepire una liberazione, che non includa tutti coloro che sono nelle sue stesse condizioni.

Il compito è gigantesco e può far tentennare il cuore più coraggioso; se fossimo soli, non si potrebbe mai portare a termine. Ma le Gerarchie Divine, che hanno guidato l'umanità sul sentiero evolutivo, sin dall'inizio del suo pellegrinaggio, sono tuttavia sempre attive e lavorano con essa dai mondi siderali, e con il loro aiuto noi possiamo essere capaci di compiere l'elevazione in massa dell'umanità e raggiungere la realizzazione individuale di gloria, d'onore e di immortalità. Nutrendo in noi questa grande speranza, questa grande missione nel mondo, lavoriamo meglio di prima per perfezionarci - quali uomini e donne - di modo che, attraverso il nostro esempio, possiamo destare in altre anime il desiderio di seguire la via che porta alla liberazione!

 

 

 

 


 

 

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