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COME PREGARE PER I NOSTRI CARI

(dal "Servizio Funebre" dell’Associazione Rosacrociana)

 

Leggiamo nella Bibbia:

"Ora, se si predica che Cristo è risuscitato dai morti, come possono dire alcuni tra voi che non esiste risurrezione dei morti Se non esiste risurrezione dai morti, neanche Cristo è risuscitato! Ma se Cristo non è risuscitato, allora è vana la nostra predicazione ed è vana anche la vostra fede" (1Cor 15:12-14).

"Ma qualcuno dirà: come risorgono i morti Con quale corpo ritorneranno Quello che semini non germina se prima non muore. Quello che semini non è il corpo che deve nascere, poiché se il seme non muore il grano non nascerà; Dio poi ridarà la vita, con un nuovo corpo come Egli vuole, e a ciascun seme darà il corpo che gli è proprio.

Non ogni carne è la medesima carne: altra è la carne degli uomini e altra quella degli animali, altra quella degli uccelli, e altra quella dei pesci. Vi sono corpi celesti e corpi terrestri; lo splendore dei corpi celesti è ben diverso da quello dei corpi terrestri. Una cosa è lo splendore del Sole, un’altra quello della Luna e altra ancora, quello delle Stelle. Anzi, ogni astro risplende in modo diverso da un altro. Così sarà anche la resurrezione dei morti. Si semina il corpo corruttibile, risorge un corpo incorruttibile, si semina spregevole, risorge un corpo glorioso; si semina debole, risorge nella potenza; si semina animale, risorge un corpo spirituale". (1Cor 15:35-44)


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Il conforto che la religione ci offre nei momenti di dolore, è la misura del valore della religione stessa. Per raggiungere il suo fine, essa deve consolarci soprattutto nel momento della separazione dai nostri cari. Quando la morte falcia la vita, quando piace a Dio mettere fine all’esistenza terrena dei nostri parenti ed amici, quando le nostre risorse umane si sono esaurite, ci volgiamo alla religione per ricevere il coraggio e la forza di sopportare il peso della nostra perdita e del nostro dolore.

Che cosa dicono su quest’argomento gli insegnamenti Rosacrociani Per prima cosa insegnano che la morte non significa fine; ricordano poi la Legge di Conseguenza, secondo la quale, il frutto delle azioni, buone o cattive, compiute nella vita, deve alla fine essere raccolto, poiché, come si legge nella Bibbia: "Ciò che l’uomo semina, quello raccoglierà".

Sappiamo che la morte non può cancellare le azioni, buone o cattive, come non si possono saldare i debiti trasferendoci in un’altra città. Il debito rimane, e alla fine, una volta o l’altra dovrà essere estinto.

Ci rallegriamo, quando nasce un’anima, vale a dire, quando è racchiusa in una veste d’argilla; ci rattristiamo, quando questa forma è distrutta al momento della sua morte. Non ci rendiamo conto che dovremmo comportarci nel modo opposto. Lo spirito, nascendo nel mondo fisico è imprigionato nella sua forma di carne, divenendo così soggetto alla sofferenza, al dolore, alle infermità, e per fortuna anche alle gioie, che sono conseguenza del suo stato. Tuttavia l’esistenza fisica è necessaria perché l’anima impari, le lezioni alla scuola della vita.

Se vogliamo piangere, dovremmo farlo per la nascita di uno spirito su questa terra; dovremmo invece gioire quando sopraggiunge la morte a liberarlo dal dolore e dalle limitazioni dell’esistenza fisica. Se ci rendessimo conto del sollievo, provato dai nostri cari, liberati dalla sofferenza del corpo, dovremmo esultare anziché rattristarci. Pensiamo a quanta gioia proverà una povera anima che è stata incatenata ad un letto di dolore, risvegliandosi nel mondo a noi invisibile in cui si può muovere a suo piacimento e senza più soffrire! Non dovremmo augurarle buon viaggio, e di raggiungere al più presto Dio, invece di piangere?

I nostri cari sono stati richiamati da Dio per una missione superiore, in un campo più vasto, in un altro mondo, dove non hanno più bisogno del corpo fisico che hanno abbandonato.

Come il bambino va a scuola, giorno dopo giorno, per aumentare le sue conoscenze, ed ha molte ore di riposo fra due giorni scolastici consecutivi, sviluppando così il suo corpo dall’infanzia alla maturità, così anche lo spirito frequenta la scuola della vita durante il succedersi delle esistenze, occupando una dopo l’altra, forme sempre migliori, con le quali acquista esperienza.

Come dice il poeta:

Costruisci più fiere dimore, anima mia, mentre le stagioni scorrono! Lascia al passato la sua bassa volta, fai un tempio più bello di quello che egli rimpiazza.
Proteggiti sotto un duomo più altero, fino il giorno, in cui, finalmente liberata dalla tua conchiglia ormai inutile, lascerai il mare agitato della vita!

Sappiamo che i nostri cari ritorneranno un giorno, con un corpo migliore di quello che hanno abbandonato. Sappiamo che secondo l’immutabile Legge di Conseguenza, devono ritornare per far sì che, attraverso vite ed amicizie successive, la loro natura affettiva si estenda e s’immerga in un oceano d’amore.

Per noi la morte ha perduto il suo pungiglione mortale, non perché siamo insensibili o perché amiamo di meno i nostri cari, ma perché siamo convinti, di avere la prova inconfutabile, che la morte NON ESISTE.

Non abbiamo nessun motivo di piangere perché il cordone argenteo si è rotto ed il corpo ritorna alla polvere da cui proviene; infatti, sappiamo che nello spirito i nostri cari, sono più vicini che prima, e sono presenti fra noi, anche se non possiamo vederli.

Mai lo spirito è nato! Mai cesserà di esistere! Mai è esistito il tempo, la fine e l’inizio sono dei sogni! Lo spirito sarà sempre senza nascita o morte, la morte giammai lo avrà sfiorato, benché la sua spoglia appaia priva di vita. No! Mentre un abito vecchio è deposto e se ne indossa uno nuovo, dicendo: "Oggi questo indosserò". Così alleggerito, lo spirito lascia il suo abito di carne e si accinge ad occupare una dimora tutta nuova.

 

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A.C.R.O. - Gruppo di Studi Rosacrociani di Roma - 
Centro Autorizzato della Rosicrucian Fellowship
Oceanside, California.
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