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Duemila anni fa, a Roma, iniziava a diffondersi una nuova religione. Praticata 
nel segreto delle grotte sotterranee, raccontava di un Dio nato il 25 di 
dicembre da una Vergine. Il suo era un messaggio di fratellanza e solidarietà. 
Il Dio, prima di lasciare la Terra, convocò i suoi apostoli per un'Ultima Cena, 
durante la quale spezzò il pane e offrì il vino celebrando la sua ascensione in 
Cielo, a soli 33 anni.In pochi secoli, i templi a lui dedicati si moltiplicarono, dalla Palestina fino 
alla Gran Bretagna. Erano i templi dedicati al Nuovo Dio. Erano i templi 
dedicati al Culto di Mithra.
 
 Quello Mitraico fu un culto misterico, e presenta una serie di analogie 
impressionanti con il Cristianesimo.
 I primi riferimenti documentati risalgono all'anno 68 d.c. Ma Mithra è un nome 
molto più antico: compare in Iran, India e in Cina oltre tremila anni fa. E 
l'origine è ancora più remota, probabilmente persiana, precedente anche a 
Zarathustra. Sintomatica, a questo proposito, laffermazione dello storico 
Ernest Renan: "Se il cristianesimo fosse stato fermato nella sua espansione 
da qualche malattia mortale, il mondo sarebbe stato Mithraico".
 Mithra appare dunque come un rivale di Gesù. Le somiglianze con il Cristianesimo 
sono talmente tante da far pensare a un vero e proprio plagio. Ma i dubbi sono 
tanti, al punto che gli storici, ancora oggi, ne discutono.
 Mithra era la divinità più diffusa tra le legioni romane. Predicava la 
fratellanza, la giustizia e la solidarietà. Nei suoi precetti la stretta di mano 
era un patto indissolubile.
 Ecco perché tra militari, schiavi e mercanti aveva grande successo: era tutta 
gente senza fissa dimora, costretta ad attraversare continuamente l'immenso 
Impero Romano, persone sradicate dai loro affetti, che potevano fidarsi solo dei 
propri compagni di viaggio.
 
 Pur essendo una religione per soli iniziati, e per soli uomini, il Mitraismo 
conobbe una diffusione clamorosa. Ce lo confermano i testi degli storici romani, 
dei filosofi greci e dei padri della Chiesa, che lo descrissero come un culto 
pericoloso per il Cristianesimo.
 Ma la prova più evidente è nei mitrei, i luoghi dove venivano celebrate le messe 
per Mitra, posti che ci danno un'idea di quanti potessero essere i seguaci del 
Nuovo Dio dal nome Persiano.
 
 Solo nella porzione di scavi relativi a Ostia Antica sono stati ritrovati 18 
mitrei su 60 ettari. Ogni Mitreo ospitava tra i venti e i trenta fedeli. Facendo 
una proporzione si può dunque ipotizzare che nella zona del porto di Roma, su 
50mila abitanti1200 erano seguaci di Mitra. I Mitrei nella città di Roma, 
invece, sono stimati tra mille e duemila, per un totale di oltre 50mila fedeli. 
E non solo: mitrei sono stati ritrovati praticamente in ogni angolo raggiunto 
dal dominio dell'Impero Romano.Si suppone che anche l'imperatore Commodo fosse 
un seguace di Mithra.
 Ma cosa c'era nei Mitrei? Quali erano i segreti a cui venivano iniziati i 
seguaci?
 
 Per anni gli storici sono stati convinti che il culto fosse stato importato 
dall'Iran. Eppure proprio la scena principale raffigurata in ogni mitreo, quella 
in cui Mitra uccide il Toro, non ha una corrispondenza persiana. Per questo 
motivo, a partire dal 1971, si sono succedute conferenze internazionali sul 
culto Mitraico. E oggi, dopo trent'anni di ricerche, c'è chi pensa di aver 
trovato la chiave per comprendere il culto: l'uccisione del Toro non sarebbe 
altro che una Mappa del Cielo. Sui soffitti dei Mitrei infatti, è spesso 
disegnata una volta Stellata.
 
 Nel quadro della tauroctonia, poi, sono sempre presenti le seguenti 
costellazioni: Canis Minor, Hydra, Corvus, e Scorpio.Queste costellazioni 
hanno una sola cosa in comune: all'epoca dei Romani erano tutte allineate 
sull'orizzonte celeste.
 La Tauroctonia, il quadro o la scultura che troviamo come elemento centrale in 
ogni mitreo, sembra un monumento creato per ricordare una precisa epoca storica, 
importante per i fedeli di Mithra: il periodo che va dal 2000 a.c. all'Anno 
Zero.
 
 Per capire come mai, dobbiamo ricordarci che, al tempo dei Romani, la Terra era 
considerata ferma e al centro di una sfera corrispondente al nostro Universo.
 Il cielo, allora, era una sorta di "carta da parati" spaziale che girava intorno 
alla Terra, trascinando con sé il Sole.
 Il punto debole di questa visione del cielo, però era che, con il trascorrere 
dei secoli, gli equinozi e i solstizi si spostavano senza apparente motivo.
 Questa anomalia fu notata dall'astronomo greco Ipparco nel 128 AC. Se oggi la 
precessione degli equinozi oggi è un fenomeno astronomico ben spiegato, 2000 
anni fa per comprenderlo era necessario immaginare l'intervento di un Dio, e 
questo dio era Mitra, la divinità in grado di spostare l'Universo, facendo 
ruotare l'intera volta celeste.
 L'uccisione del Toro rappresentava simbolicamente lo spostamento dell'equinozio 
di primavera dalla costellazione del Toro a quella dell'Ariete. Mithra 
appartiene dunque ad un Paradiso fuori dall'Universo. E spiega ai suoi fedeli 
cosa c'è oltre le Stelle, oltre la Volta Celeste.
 Il Vangelo secondo Marco non è molto diverso. Anche Gesù, come Mithra, risponde 
alla più profonda domanda degli uomini: Cosa c'è Dopo e Aldilà dell'Universo?
 "Gesù venne da Nazaret di Galilea e fu battezzato nel 
Giordano da Giovanni. E, uscendo dall'acqua, vide aprirsi i cieli e lo Spirito 
discendere su di lui, come una colomba".   |  
		  
		  
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