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I Bambini hanno bisogno d’amore.

 

Dall’America arrivano gli psicofarmaci per calmare i piccoli troppo vivaci. "Le medicine servono per chi è malato" dice il Cardinale Esilio Tonini, "ma non devono essere il rimedio alla mancanza di affetto e di attenzioni"

di Lavinia Rittatore Donna Moderna


Sta per arrivare anche nelle farmacie italiane uno psicofarmaco per i bambini, ideato negli Stati Uniti. Il medicinale calma la troppa vivacità e rende più attenti i bambini distratti, ma gli stessi americani lo hanno messo sotto accusa. C’è chi dice che è uno strumento per aiutare i piccoli che mostrano comportamenti eccessivi e antisociali. E c’è chi risponde che questi bambini vanno fatti aiutare da uno psicologo. "Forse hanno solo bisogno di amore" commenta il Cardinale Esilio Tonini: "la vivacità o la scarsa attenzione sono atteggiamenti tipici dell’infanzia. Non vedo la necessità di ricorrere a farmaci così forti".

Cardinale, ma ora i bambini si educano con gli psicofarmaci?

Bisogna fare una distinzione. Ci sono malattie molto serie che richiedono l’uso delle medicine. Ed è giusto che sia così. Ma somministrare pastiglie solo perché un bambino non sta mai fermo oppure perché si distrae facilmente mi pare un errore clamoroso".

Dietro a comportamenti eccessivi può forse esserci un disagio che la famiglia dovrebbe scoprire e curare?

Non sempre c’è un disagio profondo, può semplicemente esserci un’indole particolarmente esuberante. L’altro giorno ero all’aeroporto e, nella sala d’aspetto, c’era un bimbetto di non più di 4 anni che giocava instancabilmente con il padre. Una volta salito sull’aereo, ha pianto e gridato per tutta la durata del volo. Non sopportava di stare rinchiuso, aveva bisogno di muoversi.

Però troppa vivacità o distrazione possono dimostrare che qualcosa non va.

Certo. Ma bisogna sempre intervenire con dolcezza, e andare a fondo del problema. Dare una medicina toglie il sintomo ma non rimuove la causa. Conobbi anni fa un ragazzino distruttivo che picchiava i compagni di classe, che rompeva i vetri della scuola. Riuscii a farlo parlare. E lui mi spiegò che gli attacchi di furia gli venivano quando vedeva il padre, che si era rifatto una nuova famiglia, accompagnare nella stessa scuola i figli avuti dalla seconda moglie.

Un altro bimbo invece, non parlava con i suoi compagni e non giocava con nessuno. Papà e mamma vivevano ognuno per conto proprio, e lui veniva cresciuto dalla nonna. In questi casi è evidente che gli psicofarmaci non servono a nulla, perché non possono lenire le ferite dell’anima.

Ma secondo lei, cardinale, è solo la crisi della famiglia all’origine di certi comportamenti dei bambini?

Si. Molti genitori non dedicano tempo ai loro figli. Li mettono davanti alla TV, a un videogioco o a internet, e se ne disinteressano. Salvo protestare se non crescono perfetti. L’amore di un padre o di una madre deve essere totale e deve rispettare la personalità del figlio. Ho conosciuto una coppia che ha allevato un disadattato perché, sicura di avere messo al mondo un genio della musica, glielo ha ripetuto fin dalla prima infanzia, ma non l’ha mai fatto studiare sul serio. Oggi questo ragazzo è convinto di essere un musicista di prim’ordine, però incompreso. Non va bene così.

Quindi, come ci si deve comportare?

Con tanto amore e tanta comprensione. Sono stato avvicinato da una giovane donna, con un bimbo piccolo, e mi ha confessato di essere tormentata dalla vicenda di Erika, la ragazza omicida di Novi Ligure. Allora le ho detto: non parliamo di lei, è un’ingiustizia per i nostri figli. Ammiriamo suo padre, che ormai drammaticamente consapevole del terribile gesto della ragazza, ha avuto la forza di affermare "è pur sempre mia figlia"…

 
A.C.R.O. - Gruppo di Studi Rosacrociani di Roma - 
Centro Autorizzato della Rosicrucian Fellowship
Centro promotore della Comunità Rosa+Croce Internazionale
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