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NONO GIORNO

Tema: Gioia

La storia: La leggenda del pastore cattivo.


C'era una volta un pastore che aveva un gran brutto carattere e due cagnacci anche peggiori di lui. Viveva da solo con le sue pecore e i suoi cani, perché anche gli altri pastori lo temevano. Era un uomo ringhioso e vendicativo, perennemente arrabbiato contro qualcuno o qualcosa. I suoi occhi erano solitamente accesi d'ira e la sua barba incolta e irsuta. Le sue parole erano sempre amare e nessuno lo aveva mai visto sorridere. I mendicanti che bussavano alla sua porta dovevano scappare di corsa, inseguiti dai cani e dalle minacce del pastore. Quando, nella notte santa, agli altri pastori apparve l'angelo che annunciava la nascita del santo Bambino, il pastore burbero brontolò: «Uno stupido trucco per i gonzi», e si avvolse con rabbia nel suo mantello, nero come il suo cuore. Ma proprio quella notte avvenne qualcosa di straordinario. Uno straniero nella notte poco lontano di là, un uomo camminava nella notte per cercare del fuoco. Bussava a tutte le porte. «Aiutatemi, brava gente», diceva, «mia moglie ha appena avuto un bambino e io devo accendere un fuoco per riscaldarli, lei e il piccolo». Ma era notte fonda, tutti dormivano e nessuno gli rispondeva. L'uomo cercava e cercava. Era San Giuseppe. Il buio lo avvolgeva da tutte le parti, ma ad un tratto vide il bagliore di un fuoco. Si avvicinò quasi correndo. Era il fuoco del pastore scontroso e iracondo che faceva la guardia al suo gregge. I cani dormivano accucciati ai suoi piedi e tutt'intorno le pecore dormivano una addossata all'altra. Quando San Giuseppe arrivò, i cani si destarono. Aprirono le fauci per abbaiare, ma non ne uscì nessun suono. Il pastore li incitò ad attaccare l'intruso. Con il pelo ritto e le zanne appuntite che luccicavano ai bagliori del fuoco, i cani si scagliarono su San Giuseppe, ma quando gli arrivarono vicino, come costretti da una mano invisibile, si accucciarono uggiolando ai suoi piedi. Il pastore sorpreso e contrariato strinse più forte il suo nodoso bastone, poi, con un impulso improvviso lo lanciò con tutta la sua forza contro lo straniero. Ma il bastone, arrivato davanti allo straniero, deviò dalla sua traiettoria e sibilando finì lontano nel campo. Il nuovo arrivato aveva l'aria mite e inoffensiva e si avvicinò al pastore camminando tranquillamente sulle pecore addormentate, sfiorandole appena, senza svegliarle. «Amico, dammi un po' di fuoco per scaldare il mio bambino e la sua mamma», chiese San Giuseppe. Il pastore stava per rispondere malamente, quando si ricordò che i cani non avevano morso, il bastone non aveva colpito e le pecore non si erano svegliate. Un po' inquieto, non osò rifiutare. «Prendine quanto ne vuoi!», fece brusco.

Come una manciata di mele rosse

Non c'erano quasi più fiamme, rami e tizzoni erano completamente consumati. C'era solo un mucchio di braci e lo straniero non aveva né secchio né pala per portarle via. Il vecchio pastore se ne accorse e malignamente ripeté: «Prendine quanto ne vuoi... Se puoi». San Giuseppe si chinò, prese con le mani un po' di braci ardenti, le avvolse in un lembo del suo mantello e, dopo aver ringraziato, se ne andò. E il fuoco non bruciò nè le sue mani nè il suo mantello. Se lo portò via come fosse una manciata di mele rosse. Il pastore era rimasto di sasso. «Ma che notte è mai questa», pensava «che i cani non mordono, i bastoni non colpiscono, le pecore non si spaventano e il fuoco non brucia?». Richiamò lo straniero, a voce alta: «Che notte è questa? Perché sono tutti buoni?». L'uomo rispose con la sua voce gentile: «Lo devi capire da solo. Con il cuore. Io non posso dirtelo». Il vecchio pastore decise di non perdere di vista lo straniero e incominciò a seguirlo da lontano. Così scoprì che quell'uomo non aveva neppure una baracca per ripararsi e che sua moglie e il bambino stavano in una specie di grotta, senza difesa per il freddo. Quando il pastore vide il bambino, il suo cuore freddo e inacidito si riscaldò un po'. Il buio, cupo e scontroso, che abitava la sua anima improvvisamente cominciò ad illuminarsi. Aprì la sua bisaccia ed estrasse un vello di pecora, bianco e morbido, e lo porse alla donna perché avvolgesse il bambino. Poi prese pane e formaggio e li offrì ai due sposi. In quel momento i suoi occhi si aprirono e vide ciò che prima non aveva potuto vedere e udì ciò che prima non aveva potuto udire. Si accorse di essere circondato da schiere di angeli che cantavano in coro che il Messia era nato in quella notte, il Messia che avrebbe liberato il mondo intero dal male. Allora comprese perché in quella notte di gioia niente e nessuno poteva fare del male. E gli angeli non erano soltanto intorno a lui ma dappertutto, nella grotta e sulle rocce, nel cielo e sulle colline: avanzavano in processione per contemplare il Divino Bambino. Dappertutto si respirava felicità, gioia, canti e danze. E il pastore vide tutto questo in quella notte che gli era sembrata nera e vuota prima che i suoi occhi fossero davvero aperti. Allora un'ondata di felicità lo travolse e una gioia incontenibile vibrò in tutto il suo essere, fibra per fibra. Come se tutto in lui si fosse trasformato in una di quelle arpe che suonavano gli angeli. Si buttò in ginocchio e ringraziò il Signore. E per la prima volta nella sua vita, i suoi occhi si riempirono di lacrime di felicità.

La riflessione

Non dimenticatelo mai, perché tutto questo è vero. Questa è la notte dei miracoli. Non sono le candele e le lampade che contano, nè la luna o il sole. Ciò che importa, è che noi abbiamo degli occhi capaci di vedere la gloria di Dio. E in questa grande notte gli occhi degli uomini, anche di quelli che hanno dentro rabbia e amarezza, si possono aprire a contemplare quello che dalla notte dei secoli gli uomini volevano vedere: il volto di Dio. Dio ha deciso di farsi conoscere. Lui, l'Onnipotente Creatore del cielo e della terra, si è mostrato in Gesù. Possiamo toccarlo, parlargli, mangiare con lui e scaldarci alla sua amicizia. Dio è vicino: si è fatto uomo! Annunciate questa incredibile notizia! Dio è con noi. Ditelo a tutti i vostri amici, ai vostri genitori riuniti intorno al presepio o all'albero. Questa è una notizia da diffondere, perché nel cuore degli uomini si metta a brillare una gioia luminosa più di tutti i soli dell'Universo. Perché si faccia strada anche negli angoli più bui della nostra storia questa sconvolgente certezza: Dio vive in mezzo a noi.

La preghiera

"Oggi la notte è luminosa e il giorno risplendente. Perché lui è il bambino che cambia il mondo. Sul suo viso danza il sorriso di Dio. Egli c'è e resta con noi e la gioia degli uomini diviene la gioia di Dio. Egli c'è e resta con noi e la sofferenza degli uomini diviene la sofferenza di Dio. Egli si chiama Emmanuele. Dio con noi."

Il gesto

Una danza intorno al presepio o all’albero, insieme agli angeli, cantando il «Gloria» o un canto natalizio.

Il fioretto

Una preghiera per la pace nel mondo davanti a un'immagine natalizia.

 

In notte placida

 

In notte placida un grande mister:

dall'alto dei cieli scese l'Amor,

per tutti i fedeli il Redentor.

Nell'aura un fremito, gran gioia nei cuor:

del nuovo Israele nato è il Signor,

il fiore più bello dei nostri fior. (2 volte)

Cantate, popoli, gloria all'Altissimo,

l'animo aprite a speranza ed amor. (2 volte)

Triste e deserta la terra quaggiù:

ancor dal tuo cielo porta, Signor,

conforto e speranza a tutti noi.

Il freddo è rigido, il gelo crudel:

Signor, la tua vita vieni a donar,

del mondo i fratelli vieni a salvar. (2 volte)

Cantate, popoli, gloria all'Altissimo,

l'animo aprite a speranza ed amor. (2 volte)

 

Tratto dal sito: www.preghiereagesùemaria.it

 

 

 


 

 
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